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mercoledì 22 luglio 2020

PEUCETI, Lavello, Metaponto, unguentario, Santa Maria C.V., Ginosa Marina

estratto storico reperti, arredi funerari

Dio Patria famiglia, le nostre radici


Dalle ricerche condotte negli anni recenti in provincia di Bari emerge un quadro articolato e complesso della cultura peucezia: la nuova documentazione #archeologica, unita ai ritrovamenti del passato, sta evidenziando, in maniera sempre più chiara, una cultura in possesso di caratteri autonomi e distintivi, ricca di motivi di interesse, che acquistano un significato particolare se posti in analogia e con-trasto con quelli propri delle culture meglio conosciute della altre due regioni sto-riche della #Puglia antica, la #Daunia e la #Messapia

siamo orgogliosamente i figli di 2000 anni di cattolicesimo soltanto?

no, non solo veniamo dalla cultura grca e romana, ma anche dalla cultura e storia dei popoli italici precedenti:

la preistoria: i #PEUCETI
REGIONE PUGLIA MINISTERO PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI
#Soprintendenza Archeologica della Puglia C.R.S.E.C.
#Distrettuale BA/17
Comune di Gioia del Colle
ARCHEOLOGIA E TERRITORIO L'AREA #PEUCETA

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Ettore M. De Juliis Università di Bari
Un'ampia porzione di territorio pugliese, l'area centrale, fu tenuta, nel primo millennio a .c.,
dai Peuceti, o meglio Peucezi, uno dei tre grandi gruppi etnico·culturali,
in cui si articolavano gli #Iapigi, che occupavano, secondo le indicazioni delle fonti letterarie antiche e l'interpretazione, ormai unanime, degli storici moderni, tutta la puglia, dal Gargano al capo di Leuca.

I Peucezi confinavano a sud con i #Messapi e a nord con i #Dauni, secondo un termine abbastanza fluttuante nei vari periodi storici; tuttavia ancora meno chiaro appare il confine occidentale, verso la valle del Bradano e l'Appennino.
In questo ci soccorre, però, l'esame degli aspetti culturali, sulla base dei quali la #Peucezia corrispondeva al territorio dell'attuale provincia di Bari,
cui va aggiunta la parte nord·occidentale di quella di #Taranto, con i centri di #Ginosa e #Laterza. Anche culturalmente, però, la #Peucezia non appare così definita ed autonoma come le regioni contigue, pur avendo una notevole affinità con le culture #messapica e #daunia.
La scarsa peculiarità culturale della #Peucezia si rivela già nella fase iniziale e persiste fino al termine sia con l'acquisizione precoce di elementi culturali esterni, soprattutto ellenici, sia, al contrario, con attardamenti enormi ed inspiegabili per un'area tutt'altro che appartata.
Per fermarci su qualche esemplificazione, possiamo considerare brevemente la ceramica dipinta della I età del Ferro, il cosiddetto #Geometrico #lapigio.

l). A partire dall'inizio dell'Vlll secolo a.c., le produzioni di ceramica dipinta geometrica dell'area sud·orientale dell'Italia meridionale sono già ben distinte per ampi settori geografico culturali.

Infatti, mentre nel territorio enotrio si definisce e si diffonde lo stile cosiddetto «a tenda)) e nel Salento fiorisce e si sviluppa il «Geometrico lapigio.

E.M. DE RULIIS, l popoli dello Puglia prima dei Greci, in Magna Grecia·

Il Mediterraneo, le metropoleis e la fondazione delle colonie.

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l) in Daunia comincia ad evolversi autonomamente il cosiddetto #Geometrico #Protodaunico).

Diversamente la Peucezia, chiusa tra le tre aree sopra indicate, stenta a creare un proprio, differenziato stile ceramico, cosicchè si riscontra la coesistenza di forme e motivi decorativi mutuati dalle altre tre produzioni, soprattutto dal geo· metrico iapigio salentino, modificato, in misura più o meno intensa, a seconda della posizione geografica dei siti, sia dallo stile «a tenda))
enotrio (Gravina), sia da quello «protodaunico

l) (Ruvo).

Tra le acquisizioni culturali precoci, rilevabili in Peucezia, si può ricordare l'uso del tornio per la fabbricazione della ceramica, in seguito all'importazione di notevoli quantità di vasi, torniti e decorati «a fasce)), soprattutto dalle colonie greche del Golfo di Taranto.
Tale importazione, risalente già agli ultimi decenni del VII ed ai primi del VI secolo a.c., determina, oltre all'imitazione locale di vasi torniti e decorati a fasce, l'abbandono completo e definitivo della produzione di vasi nel tradizionale stile geometrico indigeno.

Essi, infatti, non sembrano protrarsi oltre il primo venticinquennio del V secolo a .c.
Differenti risultati osserviamo in Messapia, dove l'adozione del tornio non fa cessare la produzione di vasi di stile geometrico, né di forme indigene, come la trozzella.

Ancora meno simile appare il fenomeno in Daunia, dove, com'è noto, forme vascolari e decorazioni indigene persistono fino a tutto il IV secolo a .c. ed oltre.

Tra i fenomeni di attardamento più interessanti, riscontrabili in #Peucezia, ce ne sono alcuni relativi alla tipolo· gia tombale ed al rituale funerario.

Tra i primi rientrano gli esempi, sempre meno rari, di sepolcri a tumulo databili nel corso del VI secolo a.c.
Grandi tumuli sepolcrali di età arcaica (VI secolo) erano stati già scoperti nella piana intorno a Torre di Castiglione (Conversano),
ma solo in anni recenti sono state messe in luce ampie necropoli con tumuli databili nel VI secolo, nell'ambiente collinoso di Masseria del Porto,
a sud di Gioia del Colle.

Tali testimonianze vanno considerate come dei significativi attardamenti culturali,
se si considera che la forma del sepolcro a tumulo, di lontana origine preistorica, resta caratteristica della l età del Ferro, con chiare attestazioni sia in Daunia che nella stessa Peucezia.
Nell'ambito del rituale funerario, la deposizione del defunto con le gambe piegate, propria delle genti #iapigie, mostra, in #Peucezia, una persistenza ed una durata significative.

Infatti, mentre in Messapia all'uso tradizionale si affianca presto il seppellimento in posizione supina e distesa, sotto l'influsso ellenico (dal primo venticinquennio del V secolo a.c.?),
mentre anche nella conservatrice Daunia appaiono precoci varianti (Canosa)
3 e il passaggio al seppellimento supino, per influsso sannitico o romano, in Peucezia l'uso indigeno appare radicato e diffuso ancora per tutto il IV secolo a.c. ed i primi decenni del successivo.
Inoltre esso è documentato ancora negli ultimi decenni del II secolo a.c.,
ad Altamura, in una tomba a semicamera (via Genova, 4, VI, 1975) comprendente un ricco corredo, datato all'ultimo terzo del II secolo a.c. da un denario di C. Renius (138 a.q".
Gli aspetti culturali contraddittori della civiltà peucezia, alcuni dei quali sono stati qui notati, hanno finora impedito la formulazione, sia pure preliminare, di una sintesi su tale civiltà, diversamente da quanto è stato fatto in anni recenti per la Daunia e per la Messapia.

D'altra parte anche le fonti letterarie sono scarse e del tutto insufficienti per una ricostruzione della storia dei Peucezi, mentre fanno riferimento soprattutto ai Messapi per i rapporti con la Grecia e con #Taranto e ai #Dauni, per le vicende connesse alla romanizzazione ed alla guerra annibalica
.
Dei pochi riferimenti degli scrittori antichi alla Peucezia farò menzione, comunque, nel momento opportuno. Nonostante una persistente lacuna documentaria, relativamente alla prima metà del VII secolo a.c. , si può ritenere che i caratteri della cultura della l età del Ferro siano 2.

R. STRICCOU, Risultati e prospettive di ricerca sui sepolcri a tumulo di Masseria del Porto a sud di Gioia del Colle-Bari,
in Miscellanea di studi pugliesi (a cura di P. Malagrinò),
Fasano 1984, pp. 21-28.
3 . Per l'insolita pratica della semicremazione in situ e per la deposizione supino· contratta dei defunti, riscontrate nell'edpogeo dei Vimini», si veda:

E.M. DE JULIIS, Canosa tra VI e 1II secolo a.c., in Atti del IV Convegno di Acquasparta, maggio 1986,

in corso 40 perdurati almeno per i primi due terzi del VII secolo a.c.

Infatti solo a partire dagli ultimi decenni dello stesso secolo è documentata l'importazione di pregevoli manu-fatti greci o magnogreci, cui corrisponde, d'altra parte, la nascita di uno stile ceramico propriamente peucezio, di tipo subgeometrico, sia nella tecnica monocroma che in quella bicroma.
La presenza di ceramiche importate, come le coppe «a filetti»,
le coppe «ioni che» di tipo BI, i vasi del Corinzio antico, e di bronzi argivo-corinzi, testimonia l'instau-razione di contatti e di rapporti di scambio tra la Peucezia ed il mondo ellenico, sia quello delle colonie del golfo di Taranto sia quello delle metropoli, attraverso l'Adriatico.
La prova di questi scambi diretti è data dal recupero, effettuato nella baia di Torre S. Sabina (Brindisi), di una grande quantità di frammenti di ceramica, importata, evidentemente, per via marittima attraverso l'Adriatico.

5. D'altra parte un consistente rapporto tra le popolazioni iapigie della Puglia centro-meridionale e la Grecia, soprattutto Corinto, rientra nel quadro della politica dei #Cipselidi, i nuovi tiranni di #Corinto, che, proprio in questo periodo, danno l'avvio ad una massiccia politica di espansione nel basso Adriatico, testimoniata, fra l'altro, dalla fondazione, nel 627 a.c.,
della colonia corinzio-corcirese di #Epidamno (Durazzo), sulla costa illirica, di fronte alla Puglia.

L'importazione di oggetti ellenici di pregio, abbastanza diffusi nei corredi funerari indigeni, testimonia la notevole floridezza economica, fondata, presumibilmente, soprattutto sui prodotti del ricco territorio agricolo.

I contatti con il mondo ellenico perdurano e si infittiscono per tutto il VI secolo ed oltre, portando la regione in un primo e consistente clima di ellenizzazione.

Di ciò fanno fede non solo le ceramiche di stile ellenico, ioniche, corinzie, laconiche, attiche, sempre più numerose e presenti in gran parte dei centri indigeni, ma anche l'acquisizione di nuovi mezzi di produzione, come l'uso del tornio, cui si è già accennato, e, soprattutto, l'inizio di un faticoso e lento processo di urbanizzazione,
che porta dal villaggio capannicolo dell'età del Ferro alla costruzione delle prime case a pianta squadrata, regolare, con fondazioni in muretti di pietre a secco, o, nel caso di più impegnativi edifici pubblici, di blocchi squadrati con elevato più solido e tetto coperto da tegole fittili, talvolta decorate in policromia alla maniera greca (M. Sannace, Botromagno)


4. Gli ori di Taranto in età ellenistica (a cura di E.M. De Juliis), Milano 1984, pp. 495·496.
5. F. D'ANDRIA, Le ceramiche arcaiche di Torre S. Sabina (Brindisi)
e gli approdi adriatici della Messapia, in Ricerche e Studi, IX, 1976, pp. 19-66.

6 . AlITORI VARI, Monte Sannace .
Gli scavi dell'acropoli (1978'1983),
Galatina 1988

http://www.pugliadigitallibrary.it/media/00/00/38/600.pdf



http://www.pugliadigitallibrary.it/media/00/00/38/600.pdf






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1. reperti archeologici di Ginosa Marina;

Alcuni reperti archeologici trovati a Ginosa e Marina di Ginosa
Un pezzo di storia di Ginosa si trova al Museo Nazionale Archeologico di Taranto


Nella teca sono visibili reperti archeologici trovati in una tomba a Laterza nel 1915 in località Giardino Fornace. I reperti risalgono alla seconda metà del VI – inizi del V secolo a.C.


https://www.ginosadavivere.it/wp-content/uploads/2018/04/1.4-800x445.jpg


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#GINOSA

Ginosa e Marina di Ginosa 
Cenni Storici sulla Citta' di Ginosa Numerosi ritrovamenti archeologici, con corredi funerari ricchi di ceramiche peucete, ioniche, corinzie e attiche,

Accanto a un antico luogo di culto paleocristiano, a Ginosa recenti scavi hanno riportato alla luce numerosi reperti archeologici.

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A circa 4 chilometri dal centro urbano di Ginosa, si trova il Parco Archeologico di Santa Maria Dattoli, importante sito ricco di storia, pluristratificato, emerso solo di recente, durante le campagne di scavi effettuate tra il 2006 e il 2008.
https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn%3AANd9GcT5RdJvgLkM0Newv3AJ2XRDErHtjhuhbytFrA&usqp=CAU


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Ginosa, con una superficie di 190,06 km² che comprende anche il litorale di Marina di Ginosa, è l'ultimo comune della provincia jonica al confine con la Basilicata.
L'ampio e diversificato agro spazia dalla gravina al mare, dalle pianure ai paesaggi collinari, e si estende alla murgia interrotta soltanto dalla zona Casale, fenditura della roccia calcarea di 3 km che circonda l'intero centro storico.
In questi ambiti naturali si avvicendano vigneti, ortaggi e olivi.
Le origini Abitata dal paleolitico
(ci sono scavi in località Oscorosciuto riguardanti
l'Homo sapiens condotti da ricercatori senesi) durante l'età del bronzo
fu abitata dai messapi.
Con l'istallazione delle vicine colonie greche di Taranto e Metaponto,
la pianura ginosina divenne di dominio conteso dalle due grandi polis. Con l'avvento delle legioni romane paradossalmente l'altopiano ginosino si ellenizzò anche etnicamente, questo principalmente per via delle due distruzioni che subì Metaponto.

In epoca romana Ginosa ebbe importanza per tre motivi:
1. la sua vicinanza alla via Appia che la fece una sorta di fortino militare;
2. la sua piana, che in mano a pochi latifondisti, costituì un solido granaio per Roma;
3. le capacità organizzative nell'approvvigionamento dell'esercito romano.
Al tramonto dell'Impero l'intera piana fu abbandonata sia perché le ville fortificate presenti non erano in grado di difendere questo ampio territorio dalle scorribande germaniche prima e saracene poi, sia perché la popolazione si era contratta per via delle carestie.
La popolazione si rifugiò quindi nelle gravine, nacque così l'incantevole abitato ricristianizzato dai monaci bizantini che ivi si stanziarono lasciandoci capolavori artistici come la chiesa rupestre di Santa Sofia.
La dominazione effimera bizantina fu definitivamente scacciata con l'avvento dei Normanni che per controllare la costa dagli assalti saraceni fecero costruite torri di avvistamento lungo il litorale.
Con l'avvento normanno si instaurò un regime feudatario, e Ginosa fu un feudo di terza categoria e non riuscì mai a consolidare su di sè una baronia stabile.
Con il finire del Medioevo inizia il lento declino della civiltà rupestre.
La gente lentamente abbandona la gravina per spostarsi sulla collina dove sorge l'odierno abitato, e dall'architettura "spontanea", fatta di forme e dimensioni estremamente irregolari, si passa alle case "lamiate" e alle case "soprane" della zona Popolicchio.
È in questo momento storico che "il vivere in grotta" diviene, dal punto di vista sociale, un elemento discriminante.

https://www.tripadvisor.it/Attraction_Review-g947674-d1791112-Reviews-Museo_Archeologico_Nazionale_di_Metaponto-Metaponto_Bernalda_Province_of_Matera_B.html#photos;aggregationId=&albumid=&filter=7&ff=462487990



https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn%3AANd9GcQp6NQwNSulCOnGbVmEE3Grqh39vS1GsenqIA&usqp=CAU


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2. reperti archeologici di Santa Maria C.V. (Capua vetere;


La ricchezza archeologica di Santa Ma-ria Capua Vetere è dovuta alle nume-rose testimonianze di vita (dal IX sec. a.C. al IX d.C.) dell’Antica Capua, il che ne rende il territorio uno dei maggiori giacimenti archeologici e culturali d’I-talia. Di seguito se ne traccia un auten-tico Itinerario Turistico Sammaritano, scandito da precisi punti di riferimento.

Le pratiche funerarie sono un osservatorio privilegiato per indagare la struttura sociale della comunità47. La scienza archeologica, affinando i suoi strumenti di ricerca, ha posto nuove domande, cercato nuove risposte o quanto meno nuovi criteri metodologici più idonei a comprendere il significato rituale della morte nell’antichità.
L’interesse per il mondo greco ha favorito lo svilupparsi di studi sul suo mondo funerario. Uno studio condotto con l’intento di analizzare l’evoluzione delle tipologie funerarie in un arco cronologico piuttosto vasto: dall’età del bronzo all’età ellenistica fu condotto da Kurts e da Boardman48.
Diede l’avvio ad una ricostruzione delle tipologie sepolcrali.
Il metodo utilizzato fu quello descrittivo che permise la ricostruzione di modelli sepolcrali e di rituali funerari in diverse fasi cronologiche.

Un altro studio, di ampia portata, sul mondo greco nell’arco cronologico dal 1100 a.C. al 500a.C.

Nel caso della Tomba 2 di Nocera si raggiungeva la ventina di unità di vasellame ceramico tra i quali un cratere, un’olpe, una coppa di produzione campana, una kylix, con un corredo di oggetti in bronzo per il simposio composto da grattugia, colino, oinochoe e due patere.
Probabilmente bisoma doveva essere la Tomba R di Suessula, databile nella prima metà del V sec. a.C.
Presentava una fossa di ca. m 2.50 x m 1.80 di larghezza. Tra le tombe a fossa sono da includere sepolture che probabilmente accoglievano all’interno della fossa un sarcofago ligneo o un kline.
Particolari in questo senso la Tomba 201 e la T.E di Capua, analogamente alla T. D di Nola, che ha restituito numerose figurine fittili con protomi equine, di Acheloo, figurine su carro, palmette, astragali e rosette. Johannowsky ipotizza che queste piccole appliques costituiscano la decorazione di una cassa funebre. Alcune di queste sepolture presentavano evidenti tracce di bruciato, tali che potrebbero essere incluse tra le tombe ad ustrina, che continuano ad essere usate anche nel corso del V sec. a.C. La T. S3 di Capua510 conferma il fatto che, nonostante la peculiarità del rituale, il corredo delle tombe ad ustrina non si differenziava da quello delle tombe a fossa semplici.
Le tombe a cassa di tufo erano, anch’esse, piuttosto diffuse agli inizi del V sec. a.C.
Le lastre che fungevano da copertura potevano essere piane o formare un tetto a cappuccina.
Mentre le dimensioni della cassa erano spesso maggiori, il corredo di queste sepolture non le differenziava significativamente dalle più semplici tombe a fossa terragna. Esemplare è il caso delle tombe T. 181, a cassa di tufo, e T. 193, a fossa, di Calatia (inizi del V sec.a.C.) le cui differenze di struttura,

Il museo raccoglie per lo più corredi funerari che permettono di ricostruire la storia dell'antica Capua dall'età del Ferro (900-850 a.C.) al periodo sannita (V-IV secolo a.C.) e a quello romano.
Insieme alle più antiche olle per le ceneri dei defunti, sono esposti oggetti ornamentali: fibule, recipienti in bronzo, terrecotte architettoniche e votive a soggetto umano e animale, vasi, anfore e coppe in ceramica.
Tombe dipinte a cassa e la ricostruzione di una tomba a camera testimoniano il periodo sannita

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3. reperti archeologici di Metaponto e i peuceti;

Metaponto.......
ecco una sintesi dei principali siti di interesse storico presenti nei pressi di Metaponto, è solo una sintesi, per approfondire seguite i link che vi guidano alle pagine del sito dedicate ad esse.
Metaponto, sintesi di tutte le aree archeologiche


PITAGORA

Il filosofo jonico nacque a Samo, in Grecia, nel 570 a.C. Dopo aver viaggiato in Egitto e Babilonia, si stabilì a Crotone nel 530 a.C., dove diede inizio ad una setta filosofico-politica che ebbe notevole influenza sulla Magna Grecia. Si stabilì poi a Metaponto, che fu il centro di diffusione delle sue idee e dove il filosofo morì intorno al 490 a.C. (il tempio di Apollo Licio è probabilmente il suo monumento funebre).

La sua figura fu circondata da un alone leggendario, la sua dottrina era considerata un segreto accessibile solo agli adepti, che non potevano divulgarla. Fu uno dei più grandi filosofi, matematici e moralisti dell'antichità, predicava la libertà e l'uguaglianza, la tolleranza e il rispetto. Quale creatore della parola filosofia, cioè amore della saggezza, Pitagora volle dimostrare che l'uomo deve tendere con ogni sforzo all'elevazione morale.

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Parco archeologico di Apollo Licio
Il parco archeologico,è il sito dove era presente il cuore della città di Metaponto, con i suoi viali , santuali e teatro. E’ situato a nord di Metaponto Borgo, comprende il santuario urbano, partedell’agorà, il quartiere artigianale per la produzione delle ceramiche (kerameikos) ed il grande asse viario nord-sud (plateia) su cui s’imposta l’intero impianto urbano. Nell’insieme sono riconoscibili le tracce di una notevole quantità di monumenti che hanno segnato la vita civile e religiosa della colonia, dalle fasi iniziali della sua fondazione fino alla conquista romana avvenuta nel III sec. a. C. Purtroppo le strutture non sono conservate in maniera vistosa. Molto spesso si osservano solo i primi filari o le tracce in negativo delle fondazioni. Questo è imputabile al continuo saccheggio sofferto dalla città greca per l’assenza in zona di valido materiale da costruzione. I grandi blocchi squadrati di calcare sono stati riutilizzati di continuo ed in tutti i periodi storici. Lo stesso complesso medievale di Torre di Mare, nei pressi dello scalo ferroviario, nonché i centri storici dei primi paesi limitrofi quali Bernalda, Montescaglioso e Pisticci, sono stati costruiti con i materiali lapidei provenienti da più edifici meta pontini.Oggi il parco è la tappa obbligata dopo la visita al Museo Nazionale, cui è posto nelle vicinanze.

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Museo archeologico nazionale di Metaponto

Il Museo archeologico nazionale di Metaponto è un museo situato a Metaponto, in Basilicata. Ospita i principali reperti rinvenuti nel territorio circostante l'antica Metaponto ... preistorica consistono in vari oggetti e suppellettili rinvenuti in corredi funerari tra cui spiccano gioielli e oggetti in bronzo e in avorio di altà qualità

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Il museo archeologico di Metaponto è situato nelle immediate vicinanze dell'attuale località di Metaponto, una frazione del Comune di Bernalda in Basilicata, a pochi chilometri di distanza dalla strada statale 106 Jonica. Il museo è curato dalla Soprinten
Il museo archeologico di Metaponto è situato nelle immediate vicinanze dell'attuale località di Metaponto, una frazione del Comune di Bernalda in Basilicata, a pochi chilometri di distanza dalla strada statale 106 Jonica.
Il museo è curato dalla Soprintendenza
Museo archeologico di Metaponto Il Museo archeologico di Metaponto ospita una collezione di reperti rinvenuti nei pressi dell'area archeologica di Metaponto, nell'area della vicina Pisticci e nei territori del circondario. Il museo è suddiviso in sale
Museo archeologico di Metaponto Il Museo archeologico di Metaponto ospita una collezione di reperti rinvenuti nei pressi dell'area archeologica di Metaponto, nell'area della vicina Pisticci e nei territori del circondario. Il museo è suddiviso in sale

Metaponto: tombe arcaiche della necropoli occidentale

La relazione propone gli esiti, ancora del tutto provvisori, di un lavoro di analisi e ricostruzione dei corredi contenuti in alcune tombe, scelte in base alle condizioni di conservazione in una più ampia serie di sepolture arcaiche rimesse in luce all'interno della vastissima necropoli occidentale di contr. Crucinia; più precisamente nel fondo Giacovelli.
Le sepolture erano disposte in nuclei lungo il ciglio sinistro di una strada che congiungeva la città allo Heraion delle Tavole Palatine, all'imbocco della valle del Bradano, a partire dall'estremità meridionale -più vicina all'abitato- dove erano quelle databili nello scorcio iniziale del VI sec.
Al centro si trova l'imponente struttura formata dall'accostamento di due coppie di tombe in blocchi, note perla presenza ripetuta delle lettere αντ, di qualche decennio più recente. Più a Nord erano collocate infine la deposizione femminile 238, che ha restituito il ben noto polos, mentre a poca distanza, è stata ricostruita la posizione approssimativa della tomba che conteneva la panoplia con l'elmo calcidese ora a St.-Louis. I tratti salienti possono essere così riassunti:
1) adozione del rituale inumatorio, praticato allestendo nella maggior parte dei casi sepolture di tipo monumentale;

2) peculiare composizione dei corredi, soprattutto maschili, in cui figurano agalmata
(e keimelia in senso più stretto) altrimenti non documentati;
3) preferenza accordata ai manufatti di origine "orientale", greci e non;
4) secondo il costume ionico, costante uso (praticato senza distinzione di genere), di unguenti e profumi esotici, documentato dai numerosi contenitori specifici, corinzi ed orientali;
5) assenza di sistemi di vasellame da vino, cui si riferiscono solo pochi recipienti singoli, fra cui si segnala un calice chiota, o al più "coppie funzionali" in metallo;
6) inusuale inserimento delle armi. Ne consegue una radicale diversità non solo dai contesti metapontini già studiati, ma anche dai non pochi rinvenuti più di recente in altre aree sepolcrali; per ottenere un riscontro seppure parziale occorre piuttosto allargare lo sguardo alle comunità indigene dell'interno che hanno restituito numerosi corredi di straordinaria complessità e ricchezza, da Chiaromonte in enotria a Baragiano e Braida di Vaglio nel cantone "nord-lucano", cui si sono aggiunti i rinvenimenti di Torre di Satriano.
Angela Ciancio, Fabio Galeandro, Savino Gallo Peucezia interna e Greci della costa.
I primi segni di contattoLa documentazione ceramica di importazione e di tipo greco di VIII e VII secolo a.C. rinvenuta in Peucezia si limita di norma a esigui nuclei di frammenti, concentrati per lo più nella parte interna della regione, nei siti prospicienti la vallata del Bradano.
Anche se tale evidenza può essere frutto del livello non avanzato delle ricerche sistematiche nel territorio, il sito di Monte Sannace, presso Gioia del Colle, per altro l’unico finora indagato con regolarità e in estensione, si differenzia dagli altri insediamenti per il dossier ceramico relativo a tale fase recuperato sull’acropoli , che spicca per quantità e qualità.
Già nelle campagne di esplorazione condotte in passato dalla Soprintendenza e dall’Università di Bari era stato possibile recuperare un numero ristretto di frammenti di importazione corinzia
(sia tardo geometrica, sia protocorinzia) e di probabile produzione sirite-metapontina, come un frammento di cratere con clessidra capovolta e zig- zag sovrapposti, proveniente dal settore G2 dell’acropoli.
Ma al di là di queste testimonianze, sostanzialmente in linea con la densità quantitativa che le classi di ceramica greca presentano negli altri siti peucezi, risalta per i suoi caratteri di eccezionalità il complesso di rinvenimenti messo in luce in anni recenti nel settore H alla sommità dell’acropoli, ubicato immediatamente ad ovest del cosiddetto “portico Scarfì”.
Al di sotto della stratificazione di età ellenistica è stato portato in luce in due distinte sessioni di scavo (2003, 2013) un contesto archeologico particolarmente interessante e problematico allo stesso tempo. In base all’attuale livello conoscitivo è possibile distinguere due strutture diverse per conformazione planimetrica e tecnica edilizia: a sud si sviluppa un portico con copertura straminea ed elevato a graticcio e intonaco d’argilla, mentre poco più a nord i recenti interventi hanno evidenziato un edificio a pianta rettangolare (denominato 6),
formato probabilmente da due ambienti in asse, con zoccolo murario in pietrame e alzato in materiale deperibile.
A causa del sovrapporsi dei cicli insediativi di epoca successiva, i rapporti tra le due costruzioni non sono facilmente decifrabili; è un dato accomunante, comunque, il fatto che entrambe le strutture presentino tracce diffuse di esposizione al fuoco in connessione con l’ultimo piano di frequentazione, nonché un medesimo orizzonte cronologico d’uso e di abbandono/distruzione tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a.C., come attesta la ceramica subgeometrica peucezia presente.
L’integrità di parte degli strati di crollo degli elevati ha sigillato e permesso la conservazione di un complesso ceramico contrassegnato da un alto indice di ricomponibilità.
Di rilievo assoluto è il rinvenimento di un set vascolare di tradizione greca addensato nell’angolo sud-orientale del portico.
I 2330 frammenti ceramici individuati hanno consentito di ricostruire la presenza, in uno spazio circoscritto (5 mq ca.), di almeno 23 recipienti da banchetto a decorazione subgeometrica e lineare con evidenti punti di contatto con le coeve produzioni conosciute sulla costa ionica tra Sinni e Basento.
Ne fanno parte crateri, oinochoai, coppe a filetti e quattro olle a corpo globulare di tipo indigeno, ma realizzate e decorate alla maniera greca (attraverso l’uso del tornio e di motivi decorativi ispirati al repertorio protocorinzio).
Tra questi “ibridi vascolari” merita una segnalazione il primo esempio di vaso figurato attestato in Peucezia, che reca sulla spalla un personaggio maschile stante raffigurato nel momento di scagliare la lancia . Gli scavi della Soprintendenza del 2013
nell’edificio 6 hanno fatto emergere un altro nucleo di ceramiche fini greco-coloniali, protetto anche questo dal crollo delle pareti in argilla, che sembra rinviare ancora più chiaramente alle produzioni greche del golfo di Taranto. In particolare, da un’area ristretta (ampia 3 mq ca.)
proviene un piccolo servizio destinato al consumo di bevande alcoliche, composto da un kantharos di tipo acheo a filetti e da un altro kantharos/boccale globulare, confrontabili oltre che con alcuni esemplari vascolari dall’Incoronata, anche con esemplari da Francavilla Marittima e da Saturo, i quali permettono di arricchire la carta di distribuzione di questa serie ceramica proposta quasi 15 anni fa da L. Tomay.
In associazione eranounaoinochoe a decoro lineare e un deinos acromo imitante la tettonica dei cd.deinoi tipo Incoronata con cavalli affrontati.

http://www.istitutomagnagrecia.it/Riassunti56.pdf

Il Museo archeologico di Metaponto ospita una collezione di reperti rinvenuti nei pressi dell'area archeologica di Metaponto, nell'area della vicina Pisticci e nei territori del circondario.
Il museo è suddiviso in sale tematiche per ciascun periodo stori
Il Museo archeologico di Metaponto ospita una collezione di reperti rinvenuti nei pressi dell'area archeologica di Metaponto, nell'area della vicina Pisticci e nei territori del circondario.
Il museo è suddiviso in sale tematiche per ciascun periodo stori
Museo archeologico di Metaponto
Il Museo archeologico di Metaponto ospita una collezione di reperti rinvenuti nei pressi dell'area archeologica di Metaponto, nell'area della vicina Pisticci e nei territori del circondario.
Il museo è suddiviso in sale


https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn%3AANd9GcQuNnyFBWqZP4fstDKaMD0vK57agFS5oSw7Aw&usqp=CAU


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4. reperti archeologici di Lavello;



https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn%3AANd9GcTes0WpsX7dZ4AbCFWX0Z9PS-Km7hqkz67exA&usqp=CAU


Lavello. Abitata sin dal neolitico, come attestano gli scavi ...


Il centro abitato daunio-romano dell'antica FORENTUM e l'agglomerato medioevale di LAVELLO sono situati su due colline che guardano verso la Puglia.
I commerci antichi si svilupparono lungo l'asse viario del fiume Ofanto.
I tratturi della transumanza collegavano Lavello al Tavoliere. Questi sono alcuni elementi che fanno di Lavello una terra di confine.
Territorio ed abitanti in epoca moderna
Nell'anno 1436 vi fu l'ultimo assedio medioevale di Lavello.
Tale episodio ha lasciato un segno nei ruderi della "torre diruta et infocata" situata al margine orientale dell'abitato medioevale, alle spalle dell'antica chiesa di S.Giovanni.
Negli stessi anni la trasformazione di molte terre dell'agro lavellese, in aree di pascolo per la transumanza degli ovini, fa registrare l'assetto agro-pastorale del territorio lavellese, durato fino all'ottocento.
La popolazione, stremata dalle angherie fiscali spagnole e dalle prepotenze dei feudatari lavellesi, trova un momento di ribellione nel febbraio 1799 quando artigiani e contadini fondano per pochi mesi a Lavello la "municipalita' repubblicana", sulla scia della Repubblica Partenopea.
La presenza di grandi latifondi lavellesi gestiti dalla borghesia agraria borbonica fa da sfondo all'episodio dell'aprile 1861, allorche' Lavello fu occupato per due giorni dagli uomini di Crocco.
La fame di terra dei lavellesi fu solo parzialmente alleviata dalla quotizzazione dei demani comunali nell'ottocento.
Nel novecento il forte fenomeno migratorio verso l'America e verso il triangolo industriale dell'area settentrionale del Paese e' stato il naturale sbocco degli ultimi braccianti e contadini lavellesi, spinti nel dopoguerra alle occupazioni delle terre degli ultimi latifondi e poi delusi dalla colonizzazione agraria della Riforma.


https://livenetwork.blob.core.windows.net/news/melfi/Museo_Melfi[1](7).jpg


Testimonianze archeologiche nel territorio di Lavello
(a cura della Soprintendenza archeologica di Basilicata)
Il territorio nel quale si colloca Lavello è situato al vertice della via naturale che, seguendo il corso del Bradano, risale dal golfo ionico e si collega all'itinerario transappenninico delle valli dell'Ofanto e del Sele.
La sua particolare posizione geografica ha favorito, da sempre, intensi rapporti culturali e di scambio tra le popolazioni locali e quelle stanziate in territori anche lontani.
Durante il Neolitico (VI-inizio III millennio a. C.)
è attestata una intensa frequentazione del territorio di Lavello. Le principali testimonianze archeologiche si riferiscono a villaggi, ubicati lungo la valle dell'Ofanto e dai quali provengono ceramiche decorate ad impressioni o dipinte a bande rosse, talvolta marginate di bruno.
Due tombe rinvenute in contrada Casino sono riferibili alla cultura di Laterza, diffusa nell'Eneolitico finale (III millennio a. C.)
in Puglia e nel Materano.
Si tratta di un'importante testimonianza relativa all'adozione, anche in quest'area, del rituale di
seppellimento collettivo in grotticella artificiale.
Nell'età del bronzo (fine III-II millennio a. C.)
sono noti piccoli nuclei insediativi. Di particolare
importanza è l'ipogeo funerario di contrada La Speranza, utilizzato per lungo tempo e i cui corredi presentano una particolare ricchezza, sottolineando, così, l'esistenza di gruppi con una struttura sociale articolata.



https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcSvPkdm7kDYoOsE4rc04H4R0_4tEM1TV5FUGG6EEOqSaQ&s


Durante l'età del ferro (X-VIII a. C.), il territorio di Lavello è abitato da genti di cultura daunia.
Un'area di abitato, in contrada Casino, ha restituito, tra l'altro, ceramica con decorazione geometrica "a tenda" di VIII a. C. Sempre allo stesso periodo si datano armi e ornamenti di bronzo,
che attestano rapporti commerciali con i Balcani e con l'area tirrenica. In età arcaica (VII-VI a. C.), la presenza di "tombe principesche" indica un cambiamento della struttura sociale e con l'emergere di aristocrazie, che avviano relazioni significative con le colonie greche della costa ionica e i centri etruschi della Campania. I corredi sono connotati da ceramiche daunie a decorazione geometrica, prodotte nei vicini centri di Canosa e di Ordona.
Nella fase di V-IV a. C. il centro di Lavello, l'antica Forentum, esercita un ruolo di controllo sull'intero territorio melfese.
Le necropoli documentano una società strutturata con la presenza
di gruppi gentilizi, che entrano in contatto con le comunità sannitiche dell'Appennino centrale.
Con la conquista romana, Forentum fu interessata dalla seconda guerra sannitica e nel I e II secolo d. C. svolse probabilmente il ruolo di municipio.

https://www.comune.lavello.pz.it/storia-e-archeologia


https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcT3yW7SMcOdZnKdqG6n1ug3VrjvU62ux1G08VIhKfbJQA&s


*** pesi da telaio tessile

*** unguentario per tombe femminili

https://www.vulturenews.net/lavello-3-arresti-per-furto-di-reperti-storici/


nel tarantino, in particolare a Castellaneta e Laterza, zone molto ricche di necropoli, agivano anche a Metaponto e Montescaglioso, in provincia di Matera.

delicati recipienti in ceramica, riccamente decorati, che costituiscono l’offerta simbolica di cibi e bevande.




5. reperti archeologici della Magna Grecia
nell'Italia Meridionale
------------------------
6. gli Etruschi nell'Italia centrale

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#tombaroli, #reperti #funerari, #archeologici, #preistorici,
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“La storia della legislazione italiana sulla tutela delle antichità ha sempre fatto salve le prerogative della proprietà privata”

Oggi è un’esperienza comune andare all’estero nei grandi musei per visitare le numerosissime sale dedicate all’archeologia italiana.

Milioni, milioni e milioni di reperti archeologici sono sparsi per il mondo tra raccolte anonime, collezioni private, collezioni pubbliche. Con frequenza riemergono nei passaggi generazionali, nelle divisioni di eredità, nella spoliazione cinica e disinteressata di case, nello smembramento di collezioni note e non note.
Anche in Italia, occorre ribadirlo senza ipocrisia, vi sono da secoli e da decenni nelle case abitate dalle persone tra loro più diverse per storia, per censo, per cultura, per luogo, oggetti antichi da tempo immemorabile nel possesso degli avi che sono stati trasmessi, quando non distrutti, agli eredi come si è fatto per mobili, per tessuti, per servizi da casa, per beni materiali. In alcuni casi vere e proprie collezioni archeologiche.

La riserva di scavo e ricerca prevista per legge a favore dello Stato ha impedito, o almeno notevolmente ridotto, l’attività di scavi clandestini. E questo è un bene. Eppure l’Amministrazione dei beni culturali, taluni Pubblici Ministeri, le Forze di Polizia faticano a riconoscere questa immane presenza di beni archeologici legittimamente detenuti da privati all’estero o nel nostro Paese. E pur andando contro l’evidenza della storia considerano il possesso privato di beni antichi un reato od oggetto di confisca. Sarà interessante in questa sezione del sito raccontare una versione diversa - rispetto a quella lanciata, all’inizio di operazioni giudiziarie, dai comunicati stampa di Forze di Polizia o delle Procure – fondata sulle sentenze definitive, sui provvedimenti giudiziari, sulla dottrina di accademici giuristi, sulla comparazione con legislazioni straniere, sui fatti. Esiste un diritto al collezionismo archeologico privato: questo è il punto di partenza.
https://www.archeoavvocato.it/it/archeologia.php


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Posted by mercatino.vendo.compro.cambio on luglio 22, 2020
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autenticità: molti quadri sono stati comprati da casa d'asta la Bussola e questo ci traquillizza sulla autenticità delle opere nonché sul progetto a lunga scadenza di opere che avrebbero incrementato considerevolmente il loro valore
il piano di investimento di questa collezione ha beneficiato di somme costanti e di consigli del gallerista di fiducia in prospettiva di future acquisizioni di valore!
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lorenzo3205708054

volori di rifugio per crollo sistema monetario plausibile

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cavaliere e commendatore della repubblica, il più importante commerciante di tessuti dell'Italia Meridionale
lui Luigi conservava tutto: anche la ricevuta per la sostituzione di una lampadina (nessuno avrebbe potuto dire qualcosa di cattivo/calunnioso contro di lui)
generoso benefattore di tutte le opere cattoliche in tutto il mondo con la moglie Elena.
io ho 3 ql di documenti, praticamente
tutta la storia del 900 in Italia viene fuori da questi documenti
suo cognato ingegnere del Duce: per le bonifiche
era stato capitano degli " arditi " e tuttavia non dimostra di essere un fanatico del fascismo
quindi io ho la documentazione fotografica e documentale dei suoi lavori di bonifica e restauro patrimonio storico-culturale
nonché della messa in sicurezza di parte del dissesto idro-geologico dell'Italia Centrale che a lui è toccato di servire..
ovviamente il mio è un interesse economico, ma, non voglio che questo patrimonio nazionale di valori e tradizioni e fede vada disperso.
c'é il vestito da sposa di ELENA di 100 anni fa,
e il frak con le pettine rinforzate di quando gli uomini usavano sfidarsi a duello

Il giorno ven 19 giu 2020 alle ore 08:39 Redazione Life&People Magazine ha scritto:

Buongiorno Lorenzo,
E cosa dovremo fare con quelle foto?
Se vogliamo pensare ad un articolo e lei dedicato mi faccia sapere… diversamente in che contesto le inseriamo?
fedele250660@gmail.com> ha scritto:

ci sono molti tessuti pregiati,
e modelli di abiti
nel mio sito
che possono fungere da ispirazione per la moda
c'é un abito da sposa di 100 anni
e un raro frak con pettorine rinforzate per l'eventuale duello


fedele250660@gmail.com


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tutti gli oggetti di questo sito vengono da un solo proprietario e non abbiamo il problema di autenticità:
il valore morale e sociale del proprietario
la sua disponibilità finanziaria
escludono la possibilità di una contraffazione

inoltre

tutti questi quadri se non stati comprati personalmente dall'artista, essi sono stati acquistati dalla Galleria D'Arte del loro amico.
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Se non soddisfatto dell'acquisto, entro 15 giorni dalla ricezione, l'oggetto può essere permutato con altro oggetto.
tutte le spese di spedizione, ed eventuale assicurazione del trasporto sono a vostro carico!


all the objects on this site come from a single owner and we don't have the problem of authenticity:
the moral and social value of the owner
its financial availability
they exclude the possibility of a counterfeit
Moreover
all these paintings, if not personally purchased by the artist, they were purchased from their friend's Art Gallery.
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If not satisfied with the purchase, within 15 days of receipt, the object can be exchanged for another object.
all shipping costs, and any transport insurance are at your expense!


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#numismaica,
antichi #francobolli
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tutti i francobolli della collezionecontenuti in tutto il sito hanno un valore minimale di 10.000 euro,
vogliate contribuire a dare una più precisa valutazione per ottenere una più virtuosa commercializzazione
distinti saluti Prof.3205708054


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1.
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2. https://jewcivilization.blogspot.com/2020/03/antitubercolare.html




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9.
https://jewcivilization.blogspot.com/2019/10/150-francobolli.html



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noi dobbiamo dare vita a queste stoffe ed a questi oggetti, noi li dobbiamo far parlare e dobbiamo entrare nel loro
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#getgeist
la loro civiltà? sono le nostre vere radici!



This museum of the upper middle class and southern nobility is set in particular in the commercial and artistic Bari and shows all the material, patriotic, spiritual and artistic values of belonging.


This museum is an anthropological, theological, technological and cultural document, from which the publication of a novel and the making of a film could arise
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ALL ITEMS OF THIS SITE ARE FOR SALE
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TUTTI GLI OGGETTI DI QUESTO SITO SONO VENDIBILI


Questo museo della alta borghesia e nobiltà meridionale è ambientato in particolare nella Bari commerciale e artistica e mostra tutti i valori materiali, patriottici, spirituali e artistici di appartenenza.
Questo museo è un documento antropologico, teologico, tecnologico e culturale, dal quale potrebbe nascere la pubblicazione di un romanzo e la realizzazione di un film

questo da l'idea del valore di tutti gli oggetti di questa famiglia:


questa "cornice" è antica vale 8 stipendi

this "frame" is old is worth 8 salaries

este "marco" es viejo vale 8 salarios



io ho bisogno di identificare con precisione gli oggetti:

with a gmail you can insert your contribution to this site:


thanks!

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what is the purpose of making the immediate and merciless photo; to a fabric, object or dress that came out of a carton after 20 years?

the purpose is that of my intellectual honesty!

¿Cuál es el propósito de hacer la foto inmediata y despiadada? a una tela, objeto o vestido que salió de una caja de cartón después de 20 años?

¡El propósito es el de mi honestidad intelectual!

quale è lo scopo di fare la foto immediata e impietosa; ad un tessuto, oggetto o vestito che è uscito da un cartone dopo 20 anni?


lo scopo è quello della mia onestà intellettuale!

=============

========================

ogni divano, ogni cuscino ed ogni sedia di tutta la collezione è dotato di un pesante rivestimento in velluto beige






cuscini per divano



==================



non riconosco questo stile pittorico tra la mia collezione
tuttavia non sono riuscito a dare una identità a tutti gli artisti che la compongono!
tutti i quadri in essa contenuti:

1. appartengono ad un unico proprietario e
2. sono stati acquisti dal gallerista con un budget costante!
distinti saluti

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Questo museo della alta borghesia e nobiltà meridionale è ambientato in particolare nella Bari commerciale e artistica e mostra tutti i valori materiali, patriottici, spirituali e artistici di appartenenza.
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¿Cuál es el propósito de hacer la foto inmediata y despiadada? a una tela, objeto o vestido que salió de una caja de cartón después de 20 años?

¡El propósito es el de mi honestidad intelectual!

quale è lo scopo di fare la foto immediata e impietosa; ad un tessuto, oggetto o vestito che è uscito da un cartone dopo 20 anni?

lo scopo è quello della mia onestà intellettuale!

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tuttavia non sono riuscito a dare una identità a tutti gli artisti che la compongono!
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1. appartengono ad un unico proprietario e
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distinti saluti

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Il giorno gio 7 mag 2020 alle ore 12:22 ettore prencipe ha scritto:

Buongiorno,
Mi chiamo Ettore Prencipe, collaboro con una impresa portoghese che si occupa di investimenti d'arte.
Stiamo cercando per un cliente dipinti di Joan Miró.
Non c'è limite di budget ma l'opera deve avere dimensioni ragionevoli. Qualora doveste avere qualche opera mi potete contattare.
Dato che in questa compravendita il buyer non paga commissioni vorremmo sapere eventualmente qual'è la commissione che il venditore paga e come sarà distribuita. Grazie
Cordialmente
Ettore Prencipe +39 351 900 8319


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